La caccia al lupo non è la soluzione
Dr. Osvaldo Locasciulli, zoologo
Sono rimasto profondamente contrariato dalle gravi affermazioni di questi giorni del Ministro Roberto Cingolani in cui apre alla possibilità di abbattimento dei lupi.
Coloro che hanno un minimo di conoscenza di zoologia e della biologia della specie sanno che il lupo si pone al vertice della catena alimentare e non si porterà mai numericamente al di sopra delle disponibilità trofiche del territorio, perché le sue popolazioni aumentano o diminuiscono in relazione alla disponibilità alimentari.
La gestione dei predatori apicali è estremamente delicata e decisioni inappropriate hanno con grande probabilità delle conseguenze negative molto significative sugli ecosistemi, sul benessere e sulla economia delle persone e delle aziende che in questi territori risiedono e operano. È quindi irrinunciabile che questi argomenti vengano trattati da personale professionalmente competente, nel rispetto dei criteri scientifici più elementari, piuttosto che su basi emozionali o ideologiche. Ma purtroppo mi risulta che il Ministro della Transizione Ecologica abbia di fatto abolito le competenze che aveva in materia il precedente Ministero dell’Ambiente invece di integrarle e ottimizzarle.
Oggettivamente, animali selvatici, lupi compresi, si avvicinano sempre più agli insediamenti umani, e questo è invariabilmente dovuto a comportamenti scorretti da parte nostra.
Dove invece il problema riguarda le predazioni al bestiame, sarebbe più appropriato che si programmasse l’ampia diffusione dei cani da guardiania pastori mastini abruzzesi, che sono notoriamente molto adatti allo scopo, e di adeguate misure e modalità di custodia del bestiame e prevenzione dei danni, piuttosto che avventurarsi in affermazioni estemporanee, come la proposta di abbattere un predatore apicale, che oltretutto appartiene ad una specie prioritariamente protetta a livello europeo.
Sarebbe inoltre estremamente opportuno occuparsi con urgenza degli incidenti sempre più frequenti tra lupi, ungulati e traffico veicolare, considerando che questo fenomeno non è dovuto a un eccesso di fauna selvatica ma al fatto che l’Italia è gravemente carente nella realizzazione di sovrappassi e sottopassi per la fauna selvatica in attraversamento alle più critiche infrastrutture stradali (addirittura le nuove infrastrutture vengono progettate prive di tali attraversamenti). Di questo argomento il Ministro dovrebbe occuparsi con serietà scientifica, invece di fare affermazioni arbitrarie, quando l’indirizzo dovrebbe essere invece volto ad una maggiore tutela della natura e della biodiversità e a una più efficiente integrazione tra contesto naturale ed antropico, su basi rigidamente scientifiche, per il benessere della collettività.
Vorrei ricordare al Signor Ministro che il lupo appenninico (Canis lupus italicus) fino agli anni ’70 era in grave rischio di estinzione e che le sue affermazioni incentivano l’avversità verso la specie, invece che promuovere conoscenza, integrazione e fruizione sostenibile delle risorse, che dovrebbe essere un obiettivo prioritario del suo Ministero.
Ho studiato i lupi per decenni e, tra le altre cose, ho seguito gli spostamenti di individui dotati di radiocollare. I dati di queste ricerche hanno mostrato che il lupo, insieme al suo branco, si avvicinava frequentemente agli insediamenti umani, ma rimaneva sempre nascosto. Se non avesse avuto il radiocollare, la sua presenza in quei luoghi non sarebbe mai stata rilevata, a causa della naturale diffidenza di questi animali nei confronti degli umani.
Ma se i lupi hanno perso la loro diffidenza nei nostri confronti la colpa è solo nostra!
Mutuando alcune considerazioni del Dr. Andrea Mustoni (zoologo del Parco Naturale Adamello Brenta) sull’orso, ne faccio alcune anch’io:
- Più comunicazione si fa, meno animali problematici e eventuali rischi di aggressioni ci sono.
- Le persone devono essere coinvolte e adeguatamente informate.
- Bisogna creare una cultura del lupo e degli animali selvatici in genere.
- Inoltre, se, in alcuni casi specifici, la situazione ha superato i limiti dell’accettabilità, bisogna adottare con urgenza misure di emergenza. Oltre alla sensibilizzazione/educazione, si devono mettere in pratica misure temporanee emergenziali di prevenzione e di dissuasione degli individui problematici.
Per quanto possa essere impopolare, è fondamentale, nelle zone a rischio, migliorare la gestione e il controllo degli animali domestici. Esattamente come per il COVID, si tratta di misure di emergenza temporanee, che, oltretutto, non mi pare che costringano la gente a vivere nei lager, ma, tuttalpiù, a subire una situazione non confortevole per un periodo di tempo limitato!
Contemporaneamente, dovrebbero essere messe in atto misure di dissuasione verso gli animali selvatici, come l’utilizzo di proiettili di gomma.
Preciso che non sono contrario agli abbattimenti. Ma questi devono essere veramente necessari ed effettuati con criteri che non portino alle conseguenze nefaste come quelle innescate dagli abbattimenti degli ungulati. Infatti questi hanno generalmente aumentato i problemi e i danni, soprattutto a causa della conseguente destrutturazione demografica delle popolazioni dei selvatici.
Ma il pericolo maggiore deriva dal fatto che, una volta varcata la soglia, si scatenerà una ridda di richieste di abbattimenti da tutte le parti, per i motivi più futili e strumentali.
Dal punto di vista prettamente tecnico, ritengo che gli abbattimenti debbano assolutamente essere l’ultima spiaggia per i motivi che ho illustrato.
Inoltre, secondo il mio parere, bisognerebbe intervenire immediatamente con misure severe di controllo sulla gestione inappropriata dei rifiuti e degli animali domestici, ogni qualvolta ungulati (ruminanti compresi), lupi e orsi cominciano ad avvicinarsi troppo ai paesi, invece di considerare questi ultimi come un’attrazione turistica.
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