da Valentina Venturi | 5 Gen, 2021 | Difesa Foreste, Foreste, Uncategorized
CONSIDERAZIONI SUL RECENTE ANNULLAMENTO DA PARTE DEL CONSIGLIO DI STATO DEL PIANO DI PREVENZIONE ANTINCENDIO BOSCHIVO DELLE PINETE LITORANEE DI GROSSETO E CASTIGLIONE DELLA PESCAIA
GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane
Di recente il Presidente della Repubblica con Decreto del 1° ottobre 2020 ha accolto il Ricorso avverso l’approvazione, avvenuta con delibera della giunta regionale toscana n. 355 del 18.03.2019, del piano specifico di prevenzione AIB per il comprensorio territoriale delle pinete litoranee di Grosseto e Castiglione della Pescaia, da parte della Regione Toscana, nei limiti e con le prescrizioni indicate nelle motivazioni riportate nel parere espresso al riguardo dal Consiglio di Stato nell’adunanza del 24 giugno 2020.
Il piano, oltre ad essere carente dell’analisi storica, per ciò che concerne le cause che avevano scatenato gli incendi nell’area, nei fatti prevedeva esclusivamente come attività di prevenzione dagli incendi boschivi il taglio del 70% pini e dell’80% del sottobosco su circa il 15% della superficie della pineta protetta in pochi anni, oltre all’applicazione del fuoco prescritto. Ricordiamo che l’area protetta oggetto di tanto interesse è costituita da una striscia di bosco ampia poche centinaia di metri, totalmente accessibile, compresa fra il mare e una strada statale, in gran parte pianeggiante e attraversata da numerose piste, con i vigili del fuoco e i tutti i presìdi di lotta agli incendi boschivi presenti in loco.
Secondo la prima sezione del Consiglio di Stato: “Il ricorso deve giudicarsi fondato e merita accoglimento con conseguente annullamento della delibera …nella parte in cui considera erroneamente come paesaggisticamente irrilevanti – e perciò sottratti alla preventiva autorizzazione paesaggistica- tutti gli interventi previsti nel piano, omettendo una adeguata analisi e valutazione dell’impatto paesaggistico di tali interventi, nonché nella parte in cui si fonda su una valutazione di incidenza sui siti della rete natura 2000 interessati dalle misure rivelatasi carente nell’istruttoria e nelle motivazioni, oltre che corredata da mere raccomandazioni di buona esecuzione degli interventi prive della consistenza di prescrizioni integrative.”
Il parere espresso dal Consiglio di Stato ha scatenato una serie di reazioni negative in certo ambiente forestale, compreso alcune piccole frange del mondo accademico toscano e nazionale, che erroneamente ritenevano di detenere una competenza esclusiva sui boschi, e che ora sono preoccupate per le “rilevanti” ripercussioni che l’annullamento delle procedure bocciate comporterà sulla gestione futura del settore.
Resta il fatto che il Consiglio di Stato ha semplicemente rilevato quanto riportato dal codice dei beni culturali e del paesaggio; cioè che: all’interno delle aree forestali tutelate attraverso uno specifico provvedimento, ai sensi dell’art. 136 del D.lgs. 42 dell’aprile 2004, gli interventi selvicolturali devono essere sottoposti anche ad una valutazione di tipo paesaggistico.
Ma la parte più indigesta per chi non accetta tale rilievo del Consiglio, verosimilmente è costituita dai riferimenti riportati nel parere, al recente Testo Unico Forestale (D.lgs. 34/2018) a cui la stessa Regione Toscana e le organizzazioni di categoria avevano fattivamente contribuito alla elaborazione, che riprende e fa proprio l’articolo citato del codice dei beni culturali e del paesaggio. Evidentemente in quel frangente i rappresentanti delle Regioni e delle organizzazioni di categoria del mondo forestale erano distratti.
Infatti, il Testo Unico Forestale, ai commi 12 e 13 dell’art. 7, recita testualmente: “con i piani paesaggistici regionali, ovvero con specifici accordi di collaborazione stipulati fra le regioni e i competenti organi territoriali del MIBACT, ai sensi del art. 15 della L. 241/1990, vengono concordati gli interventi previsti ed autorizzati dalla normativa in materia riguardanti le pratiche selvicolturali ….antincendio e di conservazione, da eseguirsi nei boschi tutelati ai sensi dell’art. 136 del D.lgs. 42/2004 e ritenuti paesaggisticamente compatibili con i valori espressi nel provvedimento di vincolo… gli interventi vengono definiti nel rispetto di linee guida nazionali di individuazione e di gestione forestale delle aree ritenute meritevoli di tutela, da adottarsi con decreto del ministro politiche agricole di concerto con MIBACT, MATTM e d’intesa con la conferenza stato regioni”.
Questa associazione, che ha contribuito in maniera fattiva alla presentazione del ricorso avverso il Piano in questione, attraverso la produzione delle relazioni e perizie tecniche allegate e partecipando alla stesura degli atti, manifesta piena soddisfazione per l’esito favorevole del lavoro svolto, per le implicazioni e gli sviluppi che le argomentazioni e le decisioni assunte dal Consiglio di Stato potranno avere sulla possibilità di intraprendere fattive azioni di contrasto ad una serie di attività e interventi “predatori”. Interventi che vengono perpetrati, in questi ultimi anni, sui boschi, in maniera diffusa, trincerandosi dietro l’applicazione formale e pedissequa di regole e norme regionali, tesa a favorire i tagli e la mera produzione di legna da ardere, piuttosto che la salvaguardia e il miglioramento dell’efficienza dei molteplici servizi offerti dal patrimonio forestale, in particolare di quello pubblico, e più in generale del territorio e dei beni comuni.
A questo riguardo riteniamo che sia importante evidenziare anche l’altro aspetto messo a nudo dal parere del Consiglio di Stato, paradigmatico della situazione in cui viene a nostro avviso mal gestito il territorio, nello specifico in Toscana, ma anche in altre parti in Italia (sempre le parole del Consiglio): “dall’inadeguatezza istruttoria e motivazionale della valutazione d’incidenza svolta dalla Regione Toscana … che si risolve in un riscontro piuttosto formalistico di corrispondenza degli interventi… ad alcune voci tipologiche desunte dalla modulistica di settore, senza un’adeguata valutazione d’insieme –con conseguente difetto di motivazione- della reale dimensione degli impatti del piano.”
Questo modo di gestire, svilendo le procedure di valutazione di incidenza ambientale da parte della stessa Regione, per poter realizzare a piacimento interventi tanto pesanti nelle aree protette, costituisce un ulteriore vulnus, che mortifica l’importanza dello strumento normativo, rendendolo di fatto irrilevante.
Sempre secondo il Consiglio: “Anche le prescrizioni .. avrebbero meritato maggiore attenzione, e comunque migliore motivazione, perché lungi dal costituire “specifiche prescrizioni” come affermato nella memoria difensiva regionale, non sembrano avere alcun contenuto prescrittivo autonomo rispetto a quelle che sono le comuni buone regole tecniche minimali già implicite negli interventi antincendio boschivo presi in considerazione. Si tratta, quindi, di mere raccomandazioni generiche di eseguire a regola d’arte i lavori che non aggiungono e tolgono alcunché a quanto già previsto nel piano. Anche sotto questo aspetto è necessario che correntemente alla regola generale, sia fornita una migliore motivazione della scelta fatta.”
Vogliamo concludere con due ulteriori considerazioni, che a nostro avviso costituiscono l’elemento politico più mortificante di questa vicenda.
La prima, stigmatizzata dalla stessa Consulta: “l’enucleazione svolta nei precedenti paragrafi dei rilevati vizi di carenza istruttoria e motivazionale, .. fa emergere un ulteriore profilo, …. concernente la mancata partecipazione al percorso elaborativo delle associazioni di tutela ambientale, le quali avevano più volte chiesto di essere ascoltate e di poter contribuire al procedimento.”
Se è vero che non si rinvengono nel panorama legislativo nazionale specifiche previsioni che impongano tale partecipazione… è altrettanto vero che non è conforme a criteri generali di buona amministrazione non prendere in considerazione i possibili contributi di portatori d’interesse (pubblico!) quali le associazioni ambientaliste che abbiano chiesto di essere sentite o che abbiano prodotto memorie e documenti.”
L’altra considerazione è costituita dalla posizione assunta dal Ministero dell’Ambiente in questa vicenda, la massima autorità nazionale del settore, quella che dovrebbe tutelare i Siti Natura 2000, la fauna e gli habitat protetti; nonché garantire la corretta applicazione delle procedure di valutazione ambientale adottate dalle Regioni. Il Ministero dell’Ambiente “con la relazione prot. n. 15089 del 2 marzo 2020 … ha dato conto delle difese regionali ed ha concluso per il rigetto del ricorso e della domanda cautelare”, schierandosi così (incomprensibilmente) dalla parte della Regione Toscana, giustificando i tagli abnormi e il piano speciale AIB alla stregua di un qualsiasi intervento di prevenzione dagli incendi boschivi e la scorretta gestione delle procedure di valutazione dell’impatto ambientale da parte della regione stessa.Che dire, parafrasando Brecht, per fortuna che “c’è un giudice a ..Roma”.
da Valentina Venturi | 15 Nov, 2020 | Difesa Foreste, Uncategorized
comunicato stampa di Mariarita Signorini
a nome di settantacinque Associazioni
Settantacinque associazioni hanno inviato una lettera ai Ministri dei Beni Culturali, dell’Ambiente e dell’Agricoltura chiedendo di intervenire a difesa delle foreste italiane
Roma, 14 novembre 2020 – Settantacinque associazioni nazionali e locali hanno inviato una lettera-appello indirizzata ai Ministri dei Beni Culturali, dell’Ambiente e dell’Agricoltura chiedendo una maggiore tutela dei boschi italiani, attualmente minacciati da un eccessivo sfruttamento: le numerosissime sottoscrizioni mostrano quanto il problema sia reale e sentito dai cittadini. Una prova in più che quella interazione tra uomo e sistema naturale – riportata dalla Convenzione di Firenze del 2006 (Ratifica della Convenzione Europea sul paesaggio) e dal Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici – altro non è che un rapporto virtuoso uomo-natura caratterizzato da equilibrio e rispetto nello sfruttamento delle risorse naturali, equa distribuzione della ricchezza e un utilizzo lungimirante delle risorse ambientali. Una visione che vede quindi il paesaggio come la rappresentazione della simbiosi tra l’uomo e il suo territorio.
Questo appello è in risposta alle lettere, di ben altro tenore, indirizzate agli stessi Ministeri da parte di categorie professionali e forestali strettamente connesse al mondo produttivo e da certi ambienti accademici, nelle quali si invita a non tenere in conto del parere delle Sovrintendenze a tutela dei boschi in zona di vincolo. Le argomentazioni portate avanti dal mondo produttivo sono inaccettabili per chiunque abbia a cuore la tutela dell’ambiente e del patrimonio boschivo italiano: viene espressa una concezione del paesaggio incentrata su una visione antropocentrica di mero sfruttamento delle risorse che risponde a logiche oramai sorpassate, in particolare in tempi in cui i cambiamenti climatici imporrebbero ben altro atteggiamento nei confronti del nostro patrimonio boschivo.
Il confronto su questi temi cruciali è appena iniziato: le numerose associazioni e comitati (un numero che continua a crescere) che hanno sottoscritto questo appello al rispetto delle leggi dello Stato non si sottrarranno al dibattito e altri approfondimenti non si faranno attendere. Le foreste italiane non possono essere lasciate in balia di chi le vede solo dal punto di vista produttivo-economico.
CONTATTI
Valentina Venturi
GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane
340 3386920 | press@gufitalia.it
Mariarita Signorini
Italia Nostra
335 5410190 | margi.signorini@gmail.com
di seguito la lettera inviata ai Ministri:
Lettera-appello ai Ministri dei Beni Culturali, dell’Ambiente e dell’Agricoltura per la tutela dei boschi
Roma, 11 novembre 2020
Egregi Ministri, da alcuni anni nella società civile sta crescendo la sensibilità per il paesaggio forestale, spesso deturpato da un tipo di selvicoltura non rispettosa degli aspetti ambientali e paesaggistici espressi dalle foreste. Ormai è consolidato e metabolizzato dal nostro ordinamento giuridico l’orientamento della Corte Costituzionale, che ha sottolineato proprio come ambiente e paesaggio siano beni comuni immateriali di preminente interesse pubblico, la cui salvaguardia deve costituire un limite all’utilizzo del legno prodotto dalle foreste.
Questo concetto giuridico non è tuttavia ancora pienamente recepito dalla legislazione vigente, che è tendenzialmente orientata a coordinare le numerose e discordanti legislazioni regionali nella comune visione del bene foresta inteso come risorsa economica da sfruttare, seppur nella dovuta regolamentazione.
La recente approvazione del TUFF (Dlgs 34 del 2018) ha bene espresso il contrasto ormai acuto tra gli interessi e le economie che hanno nei servizi eco sistemici culturali e di regolazione la loro primaria risorsa e le economie che utilizzano il bosco come fonte di materiale legnoso. Se è legittima la convivenza di queste economie, nel rispetto dei principi costituzionali, non possiamo tuttavia ignorare come l’approvazione del TUFF sia avvenuta con molte polemiche, non solo da parte della società civile organizzata in associazioni e comitati, ma anche dal mondo accademico delle scienze biologiche e naturali, mentre l’attuale impostazione filo-produttivistica del TUFF è stata voluta, scritta e difesa solo da una parte del settore accademico e della ricerca applicata del mondo forestale, forte dell’appoggio e del monopolio culturale del Ministero dell’Agricoltura.
Nella lettura del TUFF è inoltre evidente il contrasto che vi è stato tra il Ministero dei Beni Culturali e quello dell’Agricoltura, per ciò che concerne il delicato aspetto del coordinamento con il Codice dei Beni culturali e la questione del “taglio colturale” nelle aree tutelate o meno da provvedimento, espressa dal combinato disposto degli artt. 136, 142 e 149 del Codice. In tutto il testo legislativo il vincolo paesaggistico è trattato come un orpello all’utilizzo economico diretto del territorio forestale, tanto da aver creato un pericoloso e confuso regime di deroghe che rischia concretamente di rendere inapplicabile il regime di tutela.
Anche nelle aree tutelate da provvedimento amministrativo, dove ormai sembrava pacifica la supremazia del MiBACT sulle competenze regionali, la recente applicazione di questa norma, ribadita non solo dal precedente orientamento di questo Ministero, ma anche dal recentissimo “parere” relativo a un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, presentato da Italia Nostra nazionale, WWF Grosseto e Lac, sul piano antincendio della Pineta litoranea del Tombolo in Toscana, ha ingenerato forti conflitti. La Soprintendenza di Siena e Grosseto, in seguito a questo pronunciamento del Consiglio di Stato, ha applicato la richiesta di autorizzazione paesaggistica, per gli usi forestali in aree tutelate dal Codice dei Beni Culturali, anche sul Monte Amiata, da qui si è scatenata, da parte delle associazioni di categoria del comparto forestale e dall’Ordine degli Agronomi la pretesa di derogare alla legge, violata, o mal interpretata, forti della volontà di mettere a confronto, ovvero in contrasto, tutela paesaggistica versus libertà di impresa e quindi posti di lavoro a essa collegati.
La Soprintendenza, ha invece richiesto che sull’Amiata, nel rispetto della zona di vincolo, venisse lasciato un numero quadruplo di matricine rispetto al ‘governo’ a ceduo semplice, cosa che non inficerebbe le locali attività produttive, ma tutelerebbe invece il paesaggio, garantendo contemporaneamente l’assetto idrogeologico di quei pregevoli territori (già duramente provati dalle catastrofiche alluvioni dello scorso anno).
Si tratta dunque di una sleale e scorretta levata di scudi, del mondo delle imprese economiche e forestali, (dopo che le rispettive competenze erano già state ampiamente discusse, negoziate e chiaramente sancite nel TUFF) in nome di un giudizio di presunta “incompetenza” del personale delle Soprintendenze per giudicare gli aspetti paesaggistici della foresta, come se tutte le foreste fossero esclusiva competenza e proprietà del mondo forestale, e non anche bene comune di eminente interesse sancito dall’articolo 9 della Costituzione. Come evidenziato dai noti e autorevoli pareri dell’Ufficio Legislativo del MiBACT, la ratio della tutela provvedimentale, derivando dalla Legge Paesaggistica voluta da Benedetto Croce, è quella dell’aspetto estetico, nel quale le Soprintendenze hanno una storica e indiscussa competenza e supremazia.
Purtroppo la lettura del paesaggio effettuata dalle categorie professionali e forestali strettamente connesse al mondo produttivo, non tiene in considerazione che quella“interazione tra uomo e sistema naturale”, riportata dalla Convenzione di Firenze, Legge del 9 gennaio 2006 n.14 “Ratifica della Convenzione Europea sul paesaggio, Firenze 20 ottobre 2000” e dal vigente Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici, non può che essere quel rapporto virtuoso che denota equilibrio e rispetto nello sfruttamento delle risorse naturali, equa distribuzione della ricchezza e rispetto dell’utilizzo ragionevole delle risorse ambientali. Altrimenti tutto, indistintamente, sarebbe paesaggio, anche il rapporto predatorio dell’uomo sul territorio e in nome del quale si rischierebbe di compiere ogni scempio.
In particolare, la diffusione del ceduo rappresenta invece, da sempre, quel rapporto predatorio, consolidatosi con l’affermazione del moderno sistema economico. Il fatto che esista da molto tempo non ne giustifica il ruolo paesaggistico, così come non lo giustifica il solo concetto di casa che, pur esistendo da millenni, a causa della speculazione edilizia recente, ha devastato i più pregiati paesaggi del nostro paese. Ricordiamo che il primo bene paesaggistico tutelato nell’Italia Unita è stata proprio una foresta: la Pineta di Ravenna.
Attualmente, anche in base a recenti ricerche, risulta che il ceduo sia la forma di governo meno compatibile con la fornitura di servizi ecosistemici di regolazione e culturali e non lo si può, proprio per questo, definire una forma di gestione forestale sostenibile. Adesso quella “percezione delle popolazioni” che, secondo la Convenzione di Firenze, dovrebbe caratterizzare il paesaggio, si sta manifestando fortemente attraverso le associazioni ambientaliste riconosciute e i comitati dei cittadini, sui social e sulle piazze, in difesa delle foreste e del verde urbano, dando luogo alla più vasta manifestazione del pensiero libero, che chiede “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Proprio in considerazione della complementarità del bosco e della natura allo sforzo lavorativo e produttivo, che non può ridursi al rapporto lavoro-salario, ma necessita di tempi e spazi di recupero spirituale e psicologico, che solo le foreste ben gestite sanno garantire.
Il ceduo estremamente diffuso e il taglio raso, privando il cittadino-lavoratore del bosco per un tempo troppo lungo rispetto al tempo della vita umana, provocano un vero e proprio “spaesamento”, una perdita di “paese” inteso come paesaggio e conseguente perdita di riferimenti culturali e psicologici, per questo sono da mettere al bando, almeno nelle aree tutelate ex art. 136 del Codice, e possibilmente da tutti i boschi, atteso che altri metodi di gestione garantiscono lo stesso, se non un maggiore reddito.
Le scriventi Associazioni esprimono innanzitutto solidarietà al personale delle Soprintendenze, che adesso deve sostenere il peso di queste ingiuste affermazioni di incompetenza. A tutti coloro che tutelano il paesaggio vanno il nostro appoggio e la nostra stima.
Auspichiamo che Lei, signor Ministro dei Beni Culturali, non arretri di un millimetro di fronte alle richieste di smantellamento della tutela paesaggistica che le sono pervenute e le perverranno, anche tramite il Ministero dell’Agricoltura.
Auspichiamo inoltre che Lei, Signor Ministro dell’Ambiente, si faccia parte attiva per una maggior tutela degli ecosistemi forestali, in particolar modo nella Rete Natura 2000 e nelle aree protette, dove il TUFF ha inteso indebolire le Sue competenze a favore di quelle delle Regioni e del Ministero dell’Agricoltura.
Auspichiamo che Lei Gentile Ministro dell’Agricoltura, a cui inviamo il presente appello per Sua conoscenza, intenda prendere opportuni provvedimenti al riguardo.
Cordiali saluti
- Mariarita Signorini già Presidente nazionale, ora Consigliere di Italia Nostra
- Daniele Zavalloni – Presidente Ecoistituto – Cesena
- Stefano Deliperi – Presidente Grig (Gruppo d’intervento Giuridico)
- Giovanni Damiani – Presidente GUFI (Gruppo unitario foreste italiane)
- Roberto Romizi – Presidente Associazione medici per l’Ambiente ISDE Italia
- Vittorio Emiliani – Presidente Comitato per la Bellezza
- Rita Paris – Associazione Bianchi Bandinelli
- Stefano Allavena – Presidente di Altura
- Emilio Delmastro – Federazione nazionale Pro Natura
- Laura Cadeddu – CATS Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna
- Francesco Saccomanno – Forum Ambientalista – Calabria
- Leonardo Rombai – già Professore ordinario di geografia storica Università di Firenze
- Ferdinando Laghi – Associazione ‘Solidarietà e Partecipazione’ – Castrovillari
- Benito Fiori – ABC-Alleanza Bene Comune-La Rete
- Mariella Buono – Associazione Pensieri Liberi Pollino Castrovillari – Lungro
- Mariella Ieno – Associazione ‘Il Riccio’ – Castrovillari
- Antonietta Lauria – Forum ‘Stefano Gioia’ Associazioni e Comitati calabresi e Lucani per la tutela della legalità delTerritorio
- Cecilia Pacini – Presidente Italia Nostra TOSCANA
- Graziano Bullegas – Presidente Italia Nostra SARDEGNA
- Maurizio Sebastiani – Presidente Italia Nostra MARCHE
- Renato Bosa – Presidente Italia Nostra FRIULI VENEZIA GIULIA
- Adriana MY – Presidente Italia Nostra PIEMONTE
- Domenico Valente – Presidente Italia Nostra ABRUZZO
- Roberto Cuneo – Presidente Italia Nostra LIGURIA
- Cosimo Manca – Presidente Italia Nostra PUGLIA
- Domenico Totaro – Presidente sez. Senisese Italia Nostra BASILICATA
- Mario Pellegrini – CISDAM Centro italiano studi e documentazione degli abeti mediterranei
- Giancarlo Odoardi – Ecoistituto Abruzzo
- Laura Asti – Pro Natura L’ Aquila
- Raimondo Chiricozzi – Commissione nazionale AICS ambiente
- Marco Tiberti – Presidente European Consumers
- Alberto Conti – Presidente WWF Forlì-Cesena
- Massimo Blonda – Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche- Bari
- Marco Caldiroli – Medicina Democratica Onlus
- Roberto Monfredini – AIF Ambiente informa
- Johannes Fragner-Unterpertinger – Portavoce “ Via di Malles “
- Andres Lasso -Associazione Ideale Ambiente Firenze
- Michele Boato – Presidente Ecoistituto del Veneto
- Alda La Rosa Associazione – FUTURO SOSTENIBILE IN LOMELLINA
- Francesco Saverio Bellofatto – Associazione La Piccola Cometa
- Francesco Montecchio – Associazione “Progetto GAIA” – OdV
- Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso – Ass.per la conservazione dell’orso bruno marsicano Onlus
- Nicholas Bawtree – Terra Nuova
- Rosalba Luzzi – Associazione Biodistretto Montalbano
- Sara Coppini – Mille Rivoli- Cittadini Mugellani per la difesa dell’Acqua e del Territorio”
- Corradino Guacci – Presidente Società italiana per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”
- Michele Renna – Fototrappolaggio Naturalistico Partenio
- Flavio Angelini – Lupus in Fabula
- Pietro Comeri – Simbiosi Magazine
- Antonella Lodi – Un Bosco per la Città- Bologna
- Gabriele Buratti – Artists 4 Rhino
- Carlo Papalini – Liberi pensatori a difesa della natura
- Anna Zonari – Parents for future Italia
- Marina Conti – Parents for future Bologna
- Nadine Finke – Parents for future Forlì
- Serena Bianca De Matteis – Parents for future Melegnano – Laboratorio Per un Albero in più-
- Luciano Poggiani – Argonauta Fano
- Nadia D’arco – Comitato Ambiente e salute Emilia Romagna
- Adriano Fiorenza – Presidente Associazione Fate gli Gnomi
- Michele Renna – Cervinara Trekking
- Giovanni Bosio – Associazione “Canale Ecologia
- Fabio Sani – Uni Verso AMIATA
- Alvaro Gori – Comitato Salvaguardia e Ambiente del Monte Amiata
- Cinzia Mammolotti – AmiataEco
- Eduardo Quarta – SOS Natura
- Anna Catalani – Salviamo la Riserva di Procoio, Salviamo le Riserve
- Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso Onlus
- Anna Petrucci – Comitato tutela alberi Bologna
- Marco Menghini – STAI Stop Taglio Alberi Italia Comitato. coord. nazionale
- Anna Salvatici – Movimento tutela alberi Firenze
- Aldo Loris Cucchiarini – Società Bosco per Sempre Regina
- Stefano Marzani – Cooperativa La Macina Terre Alte
- Ruggero Ridolfi – Coordinatore medici per l’ambiente I.S.D.E Forlì-Cesena
- Andrea Nalin – Silva Nova Bologna
- Claudio Pizzuto – Comitato per la tutela degli alberi di Sesto Fiorentino
- Domenico Scanu – I.S.D.E. Sardegna
seguono altre sottoscrizioni di Associazioni che stanno pervenendo
- Franco Tassi – Presidente Centro Parchi Internazionale
- Ornella Dezordo – perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze
- Antonio Fiorentino – AlterPiana
- Simona Bertin – Comitato Alberi EMPOLI
- Judith Scholz – Coord. cittadino tutela alberi e movimento tutela alberi firenze
- Loretta Pizzetti – Comitato Val di Farma,
- Maurizio Martigli – Comitato Vivi Firenze Verde
- Rossella Caci – Aspis club
- Paola Favero – INSILVA
- Alessandro Torlai – Ass. Irriducibili Liberazione Animale
- Claudia Petro – Donne in nero di Bologna
- Glauco Venturi – San Lazzaroin transizione
- Thomas Jonathan Morselli – Coordinamento G.A.R.D.A
- Claudio d’Esposito – WWF Terre del Tirreno
- Roberto Ciccarelli – AVSA (associazione volontaria salvaguardia ambientale)
- Alessio Gai – Ass.Alleanza beni comuni Pistoia ODV
- Rosanna Crocini – Ass. AcquaBene Comune Pistoia e Valdinievole
- Samuela Breschi – Comitato Obiettivo Periferia
- Tiziana Vigni, -Presidente Atto Primo
- Annamaria Mori, -Presidente Gruppo Società e Ambiente (GSA) di Senigallia
- Livio Marrocco, – Comitato civico cittadino” Feudo Bosco Vandra”
- Mariantonietta Di Nardo -Mamme per la Salute e l’Ambiente di Venafro
- Lucio Riccetti Pres. – Italia Nostra Umbria
- Franco Medici Pres – Italia Nostra Lazio
- Vitantonio Iacoviello – sezione Italia Nostra Vulture-alto Bradano (Basilicata),
- Enrico del Vescovo – Sezione Italia Nostra Castelli Romani
- Luca Raiteri – Comitato PIU’ DEMOCRAZIA ITALIA.
- Ugo Mattei – Presidente Comitato Popolare difesa beni pubblici e comuni Stefano Rodota’
- Raffaella Giubellini Basta Veleni Brescia
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